Un innesto facile facile

Imparare a innestare seduto a “tavolino”

Non c’è persona che trovandosi all’interno di un giardino non provi un godimento interiore a diretto contatto con la natura, con piante, erbette e fiori di ogni forma e colore.Non c’è donna o uomo a cui non sia venuta l’idea o la voglia di provare a fare un innesto su un alberello o che non abbia fantasticato di possedere un bell’albero con appesi frutti dai più disparati sapori, oppure arboscelli di rose pieni di boccioli diversamente colorati e profumati.

Dai buoni propositi alla messa in atto degli stessi si dice che ci passa il mare “ma non è così”. Spesso, o quasi sempre, nell’affrontare una potatura o un innesto “armati” di forbici e seghetto, ci si ritrae di fronte a una bella pianta, temendo di farle del male o di rovinarla inesorabilmente per mancanza di esperienza.

Con questo articolo, si vogliono dare alcuni suggerimenti ai volenterosi e appassionati di giardinaggio e agli amanti della buona frutta. Il primo consiglio, che ha anche  valore di incoraggiamento, è quello di coltivare l’idea di riuscire a fare innesti lavorando su dei rametti freschi di potatura. Il secondo suggerimento è quello di avere un po’ di pazienza e nessuna paura di ferire l’alberello su cui si decide di intervenire non appena si è pronti.

Ci si siede, quindi, con comodità davanti ad un tavolino che funge da piano di lavoro, con a portata di mano alcuni rametti di salice (di dieci o venti millimetri di diametro), pronti per essere incisi sulla corteccia. L’innesto può essere effettuato in genere a gemma o a spacco, utilizzando gemme o talee dello stesso salice o di salici diversi. Si adopera possibilmente un coltellino da innesto e della rafia sintetica, più adatta per l’esperimento. Il salice si comporta in questo caso da “cavia volontaria o involontaria”.

fase1

Una volta effettuato l’innesto, e subito in appresso la legatura, il rametto “operato” va immerso in un grosso bicchiere di vetro, contenente acqua per metà della sua altezza, evitando di sommergere la ferita legata. Essendo il salice una pianta capace di emettere con facilità le radici a contatto con la sola acqua di rubinetto, accadrà, che il rametto portainnesto sprigionerà le radici dal fusticino immerso, nel corso di una decina di giorni.

l'innesto è vivo: la gemma va rigonfiandosi e la talea ha già emesso alcune radichette
l’innesto è vivo: la gemma va rigonfiandosi e la talea ha già emesso alcune radichette

Contemporaneamente nella parte innestata e legata, la gemma o la marza inserita inizieranno a rigonfiarsi, facendo spuntare foglioline verdi e luccicanti. “Provare per credere”.

fase6

Si avverte una gioia davvero indescrivibile nell’avere risultato positivo da un’avventurosa operazione di “trapianto – innesto” effettuata quasi per gioco e sulla quale si nutrivano forti perplessità sulla riuscita. Un vecchio proverbio afferma che “scherzando, scherzando” si fanno le cose sul serio. In questo caso, si può benissimo affermare che giocando –  giocando, da un esile rametto di salice può nascere una nuova, autonoma e delicata “creatura”. A questo punto, la giovanissima pianticella è pronta per essere messa a dimora nel giardino di casa, per essere seguita, curata e ammirata durante la crescita e nei lunghi anni della sua vita.

fase8

Questa bella esperienza, riguardante la propagazione delle piante, è indirizzata, (e al tempo stesso consigliata), anche a bambini, ragazzi e giovani che frequentano scuole di ogni ordine e grado. Questa esperienza fa da supporto a quelle semplici esercitazioni didattiche basate, molto spesso, sulla sola riproduzione delle piante partendo dal seme. Tipica è la semina dei fagioli nei recipienti di vetro con substrato vario. Le piante possono essere riprodotte anche se non si parte dal seme e oggi, molto spesso, nelle pratiche agronomiche di frutticoltura, si ricorre alla moltiplicazione non da seme ma da talea, per conservare inalterate le caratteristiche genetiche della pianta che si desidera riprodurre.

Ideato e realizzato all’ IIS “Arrigo Serpieri di Avezzano dall’ Ass. Tecnico Lido Di Cioccio e dalla Prof.ssa Maria Antonietta Milanese.