La patata del Tibet: riproduzione in provetta

fonte Lido Di Cioccio

Un escursionista sulle alture del Tibet, nel New Tingri (Xegar Shekar Dzong) a seimila metri di altitudine, rallenta la sua marcia a causa dell’aria rarefatta.

Tutt’intorno immensi prati verdi, scintillanti di brina che, all’orizzonte, sembrano toccare il cielo azzurro. In lontananza, incorniciata da vette bianche che sfondano il cielo, una fanciulla dalle vesti sfavillanti di rosso, verde giallo, procede portando sulle spalle una gerla ricolma di erba.

Quando la marcia dei due, per opposte direzioni, li porta quasi a sfiorarsi, la bella e dolce fanciulla, dalle gote rosse, lascia cadere nelle mani del meravigliato escursionista tre piccolissimi tuberi di patata dalla buccia rugosa e dal color ruggine.

I tuberini di questa storia, gelosamente conservati dal turista,  sono giunti nell’Istituto Agrario di Avezzano dove i docenti, i tecnici e gli alunni, consapevoli della bella storia e del valore genetico ed ecologico degli stessi, hanno fatto si che, all’interno del laboratorio di micropropagazione, i piccoli protagonisti del lungo viaggio continuassero a vivere.

E così con curiosità, passione, amore e determinazione, prelevando una piccola porzione di tessuto dalle minuscole gemme di quei tuberi particolari e straordinari, capaci di vivere in un ambiente dalle condizioni climatiche proibitive, quale il Tibet, siamo riusciti a riprodurre degli esemplari geneticamente identici ai tre “stranieri”.

Da allora, pur essendo trascorsi diversi anni dall’arrivo nel nostro Istituto, periodicamente ne riproduciamo nuove piantine con l’intento di custodirne il germoplasma e scoprirne ulteriori virtù.